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martedì 27 gennaio 2015

La mia famiglia è stata sterminata a Auschwitz e io non credevo più

Testimonianza di Benjamin Berger, Medjugorje Giugno 2005
"Provengo da una famiglia ebrea religiosa, non ultra ortodossa, ma ortodossa. I miei genitori erano dei sopravvissuti ai campi di concentramento nazisti. Mio padre tedesco e mia madre austriaca erano riusciti ad emigrare in America, mentre la maggior parte della mia famiglia era stata sterminata a Auschwitz. Mio fratello ed io eravamo stati educati da ebrei osservanti. Eravamo solo in due. Nella prima parte della mia vita ero stato molto religioso, ma col passare degli anni, nel mio cuore si erano affacciati molti dubbi, in particolare sulla storia del popolo ebreo e su quello che ci era capitato. Mi chiedevo: ‘Come può Dio aver permesso una cosa così terribile?’ Poi quando studiavo all’università decisi di lasciare tutto e di diventare…non posso dire proprio ateo, ma quasi ateo. Pensavo: ‘Non posso credere che esista veramente un Dio che abbia permesso una cosa simile, ed inoltre non avevo mai veramente fatto esperienza di Dio’. Da quel momento ho abbandonato tutto e sono diventato completamente ateo.

Un po’ di tempo dopo sono venuto a lavorare in Europa, nello studio di un architetto in Danimarca. Ma sentivo un grande vuoto nel cuore. Qualcosa mi mancava e nulla sembrava potesse riempire questo vuoto. L’arte e l’architettura mi interessavano molto, mi appassionavano, ma questo non bastava. Sono arrivato al punto di rassegnarmi e mi sono detto: ‘Non so se troverò mai quello che cerco!’ Non sapevo cosa cercare, ma sapevo che questo aveva rapporto con la verità. Sono rimasto in questa situazione per molto tempo.

Nella primavera del 1967, un giorno, rientrato dal lavoro, mentre stavo leggendo come al solito il giornale, ho cominciato ad rimuginare i soliti pensieri sulla fede e mi sono detto: ‘Sono arrivato ad un punto della mia vita in cui non credo più a nulla! Non è normale, devo credere in qualche cosa!’. Questo pensiero mi ha molto angosciato ed ho pensato: ‘Se devo credere in qualcosa, voglio credere in qualcosa che sia vero! Perché si corre il rischio di credere in qualsiasi cosa!’ Ma non sapevo cosa questo volesse dire.

Mentre pensavo a queste cose, d’improvviso sentii una presenza accanto a me nella stanza. Non vedevo nulla. Questo mi fece un po’ paura perché era la prima volta che facevo una simile esperienza. Ero una persona molto razionale (caratteristica abbastanza comune negli ebrei). Credevo in tutto quello che potevo toccare e vedere, nel resto non credevo. Ma nella stanza c’era una presenza che diveniva sempre più intensa. Questa presenza era di una purezza incredibile; questa presenza emanava qualcosa di purissimo! Assolutamente senza macchia! (Non era una cosa, era una persona. Ma all’inizio dicevo una ‘cosa’ perché non potevo assolutamente identificare cosa fosse). ‘Ciò’ riempiva la stanza, era come una sensazione della Santità di Dio nella stanza. Per qualcuno che non era assolutamente abituato a pensare in questi termini, era impossibile sapere cosa fosse. Poi, era come se qualcuno fosse venuto vicinissimo a me con una chiave in mano, l’avesse introdotta nel mio cuore, l’avesse girata ed avesse aperto la porta. La porta era estremamente spessa, come quella delle banche dove si tengono i valori, come la porta della cassaforte. Ecco a cosa assomigliava la porta del mio cuore. Quando la porta si è aperta è stato come se l’amore fosse entrato riempiendo completamente il mio cuore. Non capivo cosa mi stesse succedendo ma cominciai a piangere e sono rimasto così, seduto, per un bel po’. Allora Dio mi ha parlato, ed era come se la Sua voce riempisse tutto l’universo. Mi ha detto: ‘Io sono il Dio di Abramo, il Dio di Isacco, il Dio di Giacobbe e sono il tuo Dio. La tua vita è come un libro aperto davanti a Me, conosco tutto di te’.

Era molto confortante sapere che Dio esisteva e che Dio mi parlava personalmente, ma al tempo stesso era anche spaventoso. Era meraviglioso sapere che Dio è un Dio personale e che veniva a me in questa maniera. Perché capitava proprio a me? Non ne avevo idea! Ero alla ricerca della verità, ma vivevo la vita a modo mio.

Proprio in quel momento è avvenuto qualcosa di ancora più incredibile. Dall’alto del cielo è piombato un nome ebreo, Yeshua, il nome di Gesù in ebraico. Non avevo mai letto il Nuovo Testamento, non avevo amici cristiani e non avevo mai sentito veramente parlare dei Vangeli. Le sole cose che sapevo di Gesù erano quelle ascoltate alla televisione o a Natale, oppure attraverso dei film come ‘La Tunica’ (di H.Koster con Richard Burton, 1953, NDT), ma non le avevo mai veramente capite. Ero sempre rimasto sconcertato davanti ai cristiani che parlavano di Sion, di cose che mi erano familiari come ebreo, ma non avevo mai capito quali fossero i legami tra loro e noi. Ma nel momento preciso in cui ho ricevuto il Suo nome, in quel preciso istante, ho saputo che Lui era il Messia. Lui era il Dio d’Israele. Era una rivelazione; non veniva certamente dal mio spirito. Ho saputo che era la risposta alla mia domanda, a tutte le mie domande.

Poi ebbi un’esperienza che è difficile da descrivere, ma ho pensato: ‘Se qualcuno come lui venisse nel mondo, cosa gli succederebbe?’ Sapevo che il mondo lo avrebbe respinto e lo avrebbe crocifisso, perché Lui è troppo all’opposto di tutto quello che è nel mondo. Ecco come tutto è cominciato…"

Benjamin racconta poi la sua vita con Gesù negli ultimi venti anni, ed in particolare il suo incontro con una comunità italiana molto legata a Medjugorje. L’intervista continua così:

"Abbiamo incontrato questa comunità nel 1996 e Dio ha unito i nostri cuori in una maniera molto profonda, siamo ancor adesso molto uniti. Sono stati per noi un modello di vita e questo ci ha molto aiutati. Siamo rimasti in contatto molto stretto e se Dio vuole verranno in Israele in Ottobre. Vedremo quello che ne nascerà. E’ certo la prima volta che una comunità messianica ed una comunità cattolica vivono una tale comunione, una reale comunione. Non credo che questo sia già avvenuto. Penso che sia un segno, un segno profetico di ciò che Dio desidera (…).

Poi, ecco come è avvenuta la mia andata a Medjugorje…mi sono sempre interessato a Medjugorje perché ne avevo sentito parlare molto. So che molte persone si sono convertite a Gesù proprio lì e questo fatto mi ha toccato moltissimo. Satana non può ottenere che tante persone si convertano al Signore! Durante una conferenza in una città nel sud Italia, padre Luigi, (che mi accompagnava in macchina), mi propose di andare a Medjugorje. Così siamo partiti immediatamente!"

(Ho domandato a Benjamin: "A Medjugorje, hai forse ricevuto qualche ispirazione sulla Madre di Gesù o rappresenta ancora per te un problema?")

"Ho posto questo interrogativo al Signore per molti anni. Ero ben consapevole che per fare l’unità della chiesa, bisognava trovare unità su alcuni punti. Questo è probabilmente il punto di maggior disaccordo nel mondo protestante. Noi non siamo protestanti, ma abbiamo un poco in comune con le diverse parti della chiesa (vedi NB). Riconosco che questo argomento è uno dei punti più importanti della divisione, ma io sono rimasto sempre aperto a questo riguardo, non ho mai detto che questo non veniva da Dio. Ho solo detto: "Non lo capisco completamente". In questi ultimi giorni qui, credo di aver capito tante cose, ascoltando le testimonianze dei veggenti e vedendo quanto loro siano autentici. Non ci sono dubbi su questo. Non c’è nulla di strano nelle loro testimonianze, sono tutti molto autentici. I messaggi che ho ricevuto sono messaggi assolutamente fondamentali che devono essere diffusi in tutto il mondo: conversione, preghiera, una vita di santità, di purezza e di consacrazione al Signore. Sono stato molto toccato da tutto quello che ho ascoltato. Anche stamattina ho incontrato Vicka e lei era splendente dell’amore di Dio nella sua estrema semplicità. Credo che tutto questo venga da Dio, devo ancora capire cosa significa tutto questo. Ma sono sulla buona strada."

NB – In questo contesto, B. Berger non si riferisce alla Chiesa Cattolica, ma alla chiesa come ne parla S. Paolo, ben prima che avvenissero gli "scismi".

Benjamin ha intenzione di tornare a Medjugorje, sicuramente con suo fratello Ruben. Preghiamo per loro come loro pregano per noi, affinché il compiersi di questo segno profetico di ravvicinamento e di comunione dato da Dio, possa essere affrettato con le nostre umili preghiere! Medjugorje potrebbe essere il luogo privilegiato dove "il figlio maggiore" e "il figlio minore" si incontrano e si abbracciano!?

Suor Emmanuel 

Fonte:http://medjugorje.altervista.org/doc/testimonianze/038-benjamin.php

martedì 20 gennaio 2015

Come vincere la pigrizia nella preghiera

Intervista sulla preghiera
Fratello, da quanto tempo insegna a pregare?
Credo sia da trent’anni. Da quando ho capito che la preghiera è tutto, potrei dire che ho fatto solo questo: ho insegnato a pregare.
Ma è proprio convinto che la preghiera sia tutto?
Sì, non dico che la preghiera risolva tutto, ma dico che dalla preghiera deve partire tutto. Senza la preghiera siamo degli stracci! Senza la forza di Dio l’uomo è niente.- L’uomo con la forza di Dio- è una cosa formidabile. -
Quando la preghiera diventa arida e difficile, che cosa suggerisce per uscirne? che cosa fa lei?
La preghiera non è una caramella. Bisogna guardarsi dalla ghiottoneria spirituale. — Bisogna aspettarsi che venga la lotta. Perché pregare è amare. E si ama soprattutto nel sacrificio. Per questo Dio rende arida la preghiera. Però bisogna fare attenzione alle montature e anche, direi, alle nostre colpe. Qualche volta siamo noi stessi a creare difficoltà -alla- -preghiera. Che cosa faccio nelle aridità? Faccio questo: aspetto che passino.
Ciò che mi blocca nella preghiera è la lontananza di Dio, che - cosa fare?
Sì, Dio spesso è lontano. E’ normale! La preghiera è una prova d’amore, bisogna aver pazienza. Chi non ha pazienza non fa nessun cammino serio nella preghiera. E’ come andare in montagna, sembra che quella benedetta vetta non arrivi mai, ma con la pazienza arriva. Un passo dopo l’altro si è scalato anche l’Everest. E pazientando, Dio spesso si fa vicino, ci fa gustare i primi frutti della preghiera, cioè la gioia della sua amicizia.
Quando ti accorgi che nella preghiera “meni il can per l’aia “, che cosa fare?
E’ semplice! Non menarlo più. Fermati. Mettiti nella calma, cambia posizione, leggi, parla a Dio a voce distinta, canta se puoi. Se sei solo, prega a braccia aperte o prostrati profondamente con la fronte a terra. Ci sono mille modi per fermare la tua superficialità, scegli quello che ti va o quello che hai esperimentato che ti serve di più. E ricomincia con buona volontà.
Come fare a suscitare l’interesse alla preghiera in chi non ce l’ha?
Non lo so. La preghiera è un dono di Dio; uno non lo costruisce questo dono, ne per se ne per gli altri. La cosa più sana è mettersi in ginocchio e implorarlo.
Che cosa dice lei a chi vede nella preghiera un’auto-suggestione?
Dico che potrebbe aver ragione. Certa gente, pregando, si autosuggestiona. Ma quella è preghiera falsa. Non è preghiera. La preghiera vera è esattamente l’opposto dell’autosuggestione, è tremenda concretezza. Se tu preghi sul serio, devi subito metterti a camminare coi piedi per terra, a dire pane al pane e vino al vino e a fare la verità dentro di te. Chi prega sul serio non scherza coi problemi. I santi hanno fatto cose sovrumane con la loro concretezza, perché erano gente che sapeva pregare.
C’è differenza tra “dir preghiere” e pregare?
Sì, la differenza che c’è tra la notte e il giorno, il nero e il bianco, l’acqua e il vino. C’è un abisso. La preghiera non è un gioco di parole, è un rapporto di cuori, è un rapporto di amicizia, pregare è amare. Sì, quando si ama si parla anche, ma l'amore non sta nelle parole, va ben oltre.
Non c’è pericolo di cadere in eccessiva macchinosità a pregare come insegnate voi?
Si può anche sbagliare nell’avviare la gente alla preghiera, può anche dare l’impressione di macchinosità insegnare un metodo. Ma noi insistiamo soprattutto su questa regola: impari a pregare se tenti di pregare, e di pregare molto! E’ come andare in bicicletta. Se tu insegni ad uno ad andare in bicicletta, per forza devi suggerire qualche regola pratica, ma poi quel che conta è che lui salga in sella e provi; a forza di capitomboli, con o senza regole, impara ad andare in bicicletta.
... E a lasciarsi guidare troppo dallo Spirito nella preghiera non c’è pericolo di andare fuori strada?
Sì, lo Spirito ci guida nel cammino della preghiera, ma lo Spirito non ci dispensa dalla nostra buona volontà. Occorre quindi conoscere delle norme, almeno le più elementari, che aiutino a camminare. E’ molto importante avere delle guide. Certo, si impara anche a pregare senza maestri. Certe persone semplici arrivano ai più alti gradi di preghiera da soli, solo con l’aiuto dello Spirito. E’ come imparare a leggere: individui d’eccezione imparano anche senza maestro. Ma col maestro si fa più in fretta e si fa meglio.
E’ necessario che nascano dappertutto delle scuole di preghiera, ad ogni campanile, in ogni casa religiosa. E’ questo il bisogno di oggi.

Quando ci si imbatte nella propria povertà spirituale senta saperne uscire, che cosa si può fare?
Nella preghiera ci sono le quattro stagioni: c’è la primavera, l’estate, l’autunno, l’inverno. Che cosa si fa se è inverno? Si aspetta la primavera. Ecco tutto.
Ci vuole pazienza. La vita spirituale è pazienza. L’uomo non fa niente di grande senza la pazienza: ne nella scienza, ne nell’arte, ne nell’azione sociale. Tutto ciò che è grande su questa terra è frutto di

Come liberarsi dalla preghiera fatta per abitudine?
Ci si scuote. Perché la preghiera meccanica non serve a niente. Sarebbe meglio non pregare: almeno si sentirebbe il vuoto. Invece la preghiera senza vita illude.
La cosa triste è quando si fa il callo a questo tipo di preghiera. E’ il cancro che arriva. Quando ci si sveglia, spesso è troppo tardi.

Se mi metto a pregare, mi impantano subito nella mia miseria. E’ buono? Che cosa dovrei fare per uscire da questa difficoltà?
Sì, è normale. Se preghi, se preghi veramente, devi incontrare te stesso, devi scontrarti con la tua miseria. La cosa più sana è questa: chinare il capo, accettano e chiedere perdono sincero a Dio per decidere di partire. Prendi in mano la parabola del fariseo e del pubblicano. Gesù dice che il fariseo si è messo a fare il pavone davanti a Dio; il pubblicano invece si è solo sprofondato nella sua miseria, ha fatto solo un atto di sincerità, niente altro, nemmeno un proposito pratico, solo un atto di schiettezza. Gesù dice “uscì giustificato “.
Le distrazioni, per me, sono come uno sciame di mosche, mi devastano tutto: ci sarà un rimedio?
Sì, non perdere la pace. Dalle mosche ci si difende sempre. Ci sono gli insetticidi: un po’ di pulizia, una spruzzatina e sei a posto. Anche le distrazioni hanno i loro insetticidi. Eccone alcuni: sii più attivo nella preghiera, leggi la Parola di Dio mettendoci il cuore, lascia le formule e parla a Dio cuore a cuore, scrivi la tua preghiera, canta se puoi, cambia posizione, cambia luogo, cerca una posizione che costi più sacrificio, ecc... Sono tanti i mezzi. L’importante è che lotti, che cammini e non ti sieda sul paracarro ad acchiappare farfalle. Sorveglia anche se il tuo cuore è impantanato nel male. Se c’è questo, allora è un altro affare.
Per chi non ha mai pregato e viene a chiederle di dove deve incominciare per iniziare a pregare, che suggerimento darebbe?
Imparare a ringraziare E’ questo l’a.b.c. della preghiera. Anche chi non a mai pregato subito capace. Prova a dirgli di far passare davanti a se i doni di Dio della giornata ringraziando il Signore come è capace. E’ necessario tornare sovente, anche per noi, sui tre più grandi doni di Dio, che sono la vita, l’intelligenza, la fede. E’ partendo da questi tre doni che Dio ha potuto costruire tutto in noi.
Per me sono molto frequenti i momenti di pigrizia in cui la preghiera non mi dice più niente. Lei lo prova anche? Che cosa si può fare?
Se lo provo! Si capisce che Io provo. Chi non prova la pigrizia nella preghiera? Mi sbarra la strada tutti i giorni. Che cosa fare? Se un somaro si mette sul tuo sentiero e non ti lascia passare, prendi un bastone e ti fai dare la via.
Lottare bisogna! La preghiera è una prova di amore, deve costare! E’ naturale che costi: un giorno costa di più, un giorno costa di meno e si tira avanti con naturalezza. Ma non meravigliarti se costa.

Come distinguere la pigrizia dall’aridità o dalla stanchezza?
Se nonostante l’aridità continuo lo stesso a pregare, allora sono sicuro che non c’è pigrizia. Sì, certe volte c’è stanchezza o qualche malessere fisico e noi ci inquietiamo pensando che non amiamo più il Signore, che non preghiamo più. Quanto è vero. La cosa che mi aiuta di più è confidare ad un fratello la mia difficoltà. Sovente solo l’aprirmi è già un rimedio.
E’ bene usare la Parola di Dio nella preghiera?
E’ esattamente quello che devi fare con frequenza quando preghi. Il libro di preghiera più importante è la Bibbia o almeno il Vangelo. Nessun libro di preghiera è pari al Vangelo. E’ un sussidio insostituibile per la preghiera. La preghiera deve essere sempre impastata di Parola di Dio. Più è imbevuta di Parola di Dio, più è ricca.
Sento sovente parlare da persone impegnate, di preghiera continua, è possibile questo?
Sì, ogni persona di preghiera deve arrivare lì. Chi prega, o presto o tardi, ha quel problema, sente il bisogno della preghiera continua. Se è possibile? Certo che è possibile. Ognuno avrà la sua strada, ma è possibile, perché la preghiera continua è in sostanza l'amicizia con Dio. Direi che è lo sbocco naturale dell'educazione alla preghiera.
Parlando di preghiera continua vorrei chiedere: siccome siamo tanto differenti gli uni dagli altri, non ci saranno tante strade differenti?
Esattamente. Ognuno ha il suo cammino, perché ognuno ha la sua psicologia e anche i suoi limiti. Un individuo introverso, probabilmente, deve cercare il suo metodo di preghiera continua nella riflessione, nell’autocontrollo. L’individuo estroverso, forse lo trova nella carità continua o nel ringraziamento continuo. L’individuo con la fantasia accesa o un p0’ sentimentale forse lo trova nella conversazione intima col Signore. L’individuo metodico, forse, ha il suo cammino nella ripetizione costante di una formula.
Ognuno deve cercare secondo le proprie attitudini e le proprie attrazioni.

Dobbiamo tener conto del nostro temperamento nella scelta del modo di pregare?
Credo di sì. Dobbiamo usare per la preghiera la bicicletta che Dio ci ha dato. Per qualcuno è una bicicletta da corsa: beato lui! Per qualcuno è una carretta sgangherata, farà più fatica con certi suoi limiti, ma Dio non gli chiede di vincere la Milano Sanremo. E per qualcuno c’è solo il triciclo. L’importante è che pedaliamo!
E’ meglio la preghiera comunitaria o la preghiera individuale?
Tutte e due. Siamo individui e siamo esseri sociali, persone singole e cellule vive della compagine sociale. Dobbiamo andare a Dio con la preghiera comunitaria e con quella individuale.
Trovo tanta soddisfazione a pregare col gruppo, che non sento il bisogno della preghiera individuale.
E’ pericoloso. La preghiera di gruppo senza la preghiera individuale costituisce un pericolo. La preghiera di gruppo è valida e nutriente se c’è formazione anche alla preghiera individuale. La preghiera di gruppo è più facile, quella individuale più difficile, ma l’una non deve stare senza l’altra. Direi che la preghiera individuale è l’olio della lampada per la preghiera di gruppo; la lampada non fa fiamma se non ha l’olio.
Voi insistete troppo sulla preghiera individuale. Come la mettiamo con la Liturgia?
La Liturgia è al primo posto, ma suppone la preghiera intima, non esiste senza la preghiera intima. Noi insistiamo sulla preghiera individuale appunto per dare un’anima alla nostra vita liturgica. Tu sai che la culla della Liturgia sono sempre stati gli Ordini contemplativi. I contemplativi sono sempre stati i grandi esperti di vita liturgica. E’ significativo questo.
Sovente faccio confusione nella preghiera se voglio rivolgermi a Cristo più che al Padre; mi dicono anche che potrei rivolgermi solo allo Spirito, così non me la cavo proprio più.
Credo sia dovuto ad un difetto di educazione spirituale. La preghiera deve sempre essere a dimensione trinitaria: si adora il Padre, per Cristo, nello Spirito Santo. La Chiesa prega sempre così.
Anche noi dobbiamo allenarci a pregare così. Nello stesso tempo il nostro rapporto intimo con Cristo e con lo Spirito Santo deve portarci a rivolgerci a loro con naturalezza: Io Spirito è persona, è un “Tu” e il mio rapporto di intimità con lo Spirito è legittimo. E non dobbiamo sofisticare complicando le cose: “Filippo, chi vede me, vede il Padre” ha spiegato Gesù.

Che cosa risponderebbe a chi ribadisce l’eterno ritornello “meglio l’azione che la preghiera “?
E’ una storia troppo vecchia. E’ meglio non parlarne tanto. E’ meglio mostrare i fatti, la confutazione viva. Datemi una persona veramente di preghiera e voi vedete come vive, che cosa fa, come si dà da fare. Datemi una persona che si agita soltanto, senza mai pregare, poi aspettatela al momento della prova, quando arriva la stanchezza o il rifiuto o l’ingratitudine. Allora vedrete che cos’è l’azione che non parte dalla preghiera.
La preghiera non è una forma di alienazione?
Chi dice così è perché non ha capito affatto che cos’è la preghiera. Chi prega, se prega veramente, va ai problemi e in modo feroce!
E’ l’azione che spesso diventa alienazione. Ci si può buttare nell’azione proprio per sfuggire ai problemi e per dimenticarli. Conosco tanta gente d’azione che guida gli altri, ma non è capace a guidare se stessa. Ma non ho mai incontrato una persona veramente di preghiera che accantoni le sue responsabilità personali, che trascuri i suoi doveri, che viva la doppia vita. Non è possibile questo se si prega veramente. E se è possibile per qualche breve periodo, non è possibile a lungo.

Come faccio a capire quando ho pregato e quando non ho pregato?
Si fa così: si guardano i frutti. Se hai pregato veramente, qualcosa cambia in te. Almeno questo: vedi di più la tua miseria e ne senti il disagio. E a lungo andare i frutti della preghiera li devi vedere nella tua carità, nella tua fedeltà al dovere e nel distacco dal male.
Il famoso “test” che trovo veramente infallibile per togliere le illusioni sulla validità della preghiera lo sanno tutti.
Se la preghiera è vera, cresce la carità. preghiera è vera, cresce la fedeltà al dovere. preghiera è vera cresce il distacco dal male.

Come mai si incontra tanta gente, anche impegnata, che non ha il problema della preghiera?
Non lo so. Ho visto preti, suore e anche gente più in su che sembra vivano tranquilli senza la preghiera. Una volta ho sentito da un amico di Taizé un giudizio molto azzardato: “Dio non fa a tutti il dono della preghiera “. Mi han fatto molto male quelle parole. Ma poi, pensandoci bene, mi son detto: “sì, può darsi che Dio non faccia a tutti il dono della preghiera, però Dio fa a tutti il dono di chiedere questo dono, perché Cristo ha promesso: “Tutto quello che chiederete con fede, Dio ve lo darà “. Allora chiediamo il dono della preghiera per noi e per chi non ce l’ha o sembra che non l’abbia.
Una massa intera che prega non è meglio di un individuo isolato?
Sì, ma bisogna che la massa preghi veramente. E la massa prega solo se gli individui sanno pregare. Per questo è tanto importante l’educazione degli individui alla preghiera.
Ho sentito da un teologo fare questa affermazione:
Là dove si prega si decide la storia del mondo”. Che cosa ne dice di questo paradosso?

Dico che lo condivido e che mi impressiona. Perché là dove si prega c’è la Chiesa, c’è Cristo che opera, c’è la forza di Dio.
Benedette le comunità di preghiera dove si prega veramente: si respira Dio, si irradia Dio.

Una volta i nostri bravi vecchi dicevano: “Chi lavora prega “. Di tanto in tanto questa affermazione ricompare anche tra i giovani.

Chi lavora prega se sa pregare, ma se non sa pregare, spesso non prega affatto, lavora soltanto. Il lavoro diventa preghiera se c’è formazione alla preghiera, se c’è intimità con Dio, se preesiste già la preghiera. Guai se lo slogan significa che basta lavorare senza preoccuparsi di pregare.
Che cosa ha da dire sul rosario? Non è una classica preghiera parolaia?
Lo può essere. E spesso lo è, purtroppo. E’ stato magnifico Paolo VI quando scrisse nel “Marialis Cultus” che se il rosario non è preghiera contemplativa è” un corpo senza anima “, cioè un cadavere!
E’ questa la rivoluzione da portare nel rosario, farlo diventare preghiera contemplativa. Forse bisogna ridurlo o certamente bisogna metterci dentro più buona volontà.
Che cosa sono quei benedetti misteri se non diventano tappe di riflessione, di contemplazione? E’ questa la medicina per sanare il rosario: tornare alle origini, fare del rosario una preghiera contemplativa popolare.

Seguire troppo macchinalmente uno schema nella preghiera non è una forzatura contro lo Spirito? Se è lo Spirito che prega in noi, non dovremmo favorire la sua azione?
Credo che sia utile rispettare molto l’azione dello Spirito in noi, però penso sia prudente conoscere anche metodi e tecniche che favoriscono la preghiera. Quando in noi si avverte pigrizia e superficialità, serve molto organizzare di più la preghiera ricorrendo a qualche mezzo pratico che stimoli la buona volontà.
Perché insistete così tanto sul far nascere delle scuole di preghiera?
Credo sia il problema più urgente di oggi. Oggi si avverte sempre di più che il nostro Cristianesimo ha bisogno di profondità. Oggi i giovani non sopportano più certe ipocrisie religiose che noi una volta sopportavamo. Oggi c’è più istruzione e c’è più sete di Dio. Tante cose secondarie sono naufragate, il giovane sente ormai il bisogno di costruire la propria vita sulla roccia. E’ suonata l’ora della preghiera, della preghiera vera, cioè della vita cristiana ad alto livello e bisogna rispondere a questo problema del mondo di oggi, bisogna insegnare sul serio a pregare.
Perchè la preghiera per gli altri? che valore può avere?
La Chiesa ha sempre insegnato la preghiera per gli altri. S. Paolo richiama continuamente i primi Cristiani su questo dovere. Gesù stesso ha pregato per gli altri e l’ha comandato persino per i nemici. Ciò pone un problema a cui non è facile rispondere: come opera la mia preghiera sugli altri? A me pare di intuire questa risposta: se mi apro al problema dell’altro alzo il livello del mio amore e il mio amore influenza l’altro nel suo problema.
Io direi che, quando preghiamo per gli altri, dovremmo pregare così: “Signore, che cosa devo fare per lui? Dammi la volontà concreta di aiutarlo come tu vuoi, di interessarmi nel modo migliore per lui “.

Voi vi dedicate anche alla preghiera notturna, lo trova importante?
Sì, molto. La Chiesa ha dato sempre importanza alla preghiera notturna; anche Gesù pregava di notte. La notte dà alla preghiera un volto nuovo, particolare: più profondità, più sacrificio, più intimità. Dico sovente ai giovani: se non ottenete una cosa da Dio, provate con la preghiera notturna, Dio ha un debole per la preghiera notturna, bisogna provare.
Sovente si sente questa battuta: “Sono migliori quelli che non pregano che quelli che pregano “.
Può essere vero, solo bisogna controllare se pregano veramente. Chi prega veramente non vive da pagano. Chi prega veramente non vive senza carità. preghiera e vita scialba non possono stare insieme.
Quando si sente tanta ripugnanza per la preghiera, che valore può avere stare lì in una presenza passiva?
E’ quando la preghiera è dura che ha più valore. Bisogna resistere. Bisogna lottare. Bisogna essere costanti. Sovente Dio ci attende proprio lì.
Chi resiste nella preghiera arida dà prova di amore. Non si dica che non serve a niente. A rafforzare almeno la volontà serve di sicuro. Così a rafforzare la fede.

Le solenni liturgie, con cerimonie interminabili, hanno proprio il valore della preghiera?
Possono avere valore di preghiera e possono valere poco; dipende dalla nostra interiorità.
Per mio gusto amo di più la liturgia quieta, calma, senza apparato, che le cerimonie liturgiche solenni e interminabili.
La liturgia che aiuta la concentrazione, secondo me, serve di più; la liturgia che dissipa serve di meno.

Cantare è pregare due volte” dicevano. Che cosa ne pensa?
Sì, bisogna però formarsi al canto-preghiera. Il canto dissipa anche, quando non è preghiera. E’ utile, nel canto, scandagliare la profondità della nostra intimità con Dio. Non si arriva con facilità a cambiare il canto in preghiera se non si fanno sforzi.
Un momento privilegiato dell’intimità con Dio mi sembra sia la comunione eucaristica. Che cosa ha da dire al riguardo?
Mi pare che dobbiamo preoccuparci molto della nostra comunione eucaristica. Dove c’è un momento così importante nella nostra intimità con Cristo?
Fare con trascuratezza una sola comunione è un delitto; e quando ci si abitua a farla sempre superficialmente? Quanta gente porta sulla coscienza la triste abitudine di sciupare sistematicamente questo grandioso dono di Cristo.

Perchè esponete l’Eucaristia adoperando come supporto il calice della Messa?
Per esprimere con un segno ben chiaro la connessione tra l’adorazione e la Messa. L’adorazione non deve andar separata dalla Messa.
Noi concepiamo l’adorazione come la continuazione, l’approfondimento della grazia del Sacrificio eucaristico.

E’ meglio fare l’adorazione davanti al Santissimo o senza l’Eucaristia?
E’ meglio abituarsi a tutti e due. Non sempre è possibile pregare con l’Eucaristia. E’ utile abituarsi al contatto con Dio anche senza Eucaristia.
Noi consigliamo ai giovani di creare nella loro casa l’angolo della preghiera: l’angolo più raccolto della loro abitazione. E lì abituarsi alla preghiera esponendo la Bibbia. E’ una presenza speciale di Dio da sfruttare molto utilmente nelle nostre case.

Che cosa direbbe lei ad un prete che vuoi cominciare una vita vera di preghiera?
Direi che cominci dal mettere a posto il suo Breviario e la sua Messa. Un prete che faccia bene queste due cose, credo, possa diventare un vero contemplativo. Ma bisogna partire decisi. Bisogna piantarla lì con la Messa alla « garibaldina” e il Breviario a “spron battuto “. Sarebbe meglio lasciare Messa e Breviario! almeno il rimorso ci gioverebbe!
Un prete che facesse, per esempio, la liturgia delle Ore assimilando veramente i Salmi, gustandoli, nutrendosi, quanta ricchezza avrebbe ogni giorno a sua disposizione.
E la Messa ben preparata, calma, profonda diventerebbe una fornace che brucia tutte le sue miserie.

E che cosa direbbe ad un prete che non trova tempo per pregare?
Ad un prete che non trova tempo per un’ora di adorazione direi che è segno che deve farne due.
Non c’è il pericolo che la preghiera si riduca ad un “volontarismo” più che ad un atto di fede?
Sì, c’è il pericolo. All’inizio della vita di preghiera, quasi sempre, si prega così: Signore, ti prometto... Signore, mi impegno... Signore, voglio...
Poi s’impara a pregare in un altro modo, così:
Signore, spero questo da te... Signore, confido in te... Signore, imploro questo da te... Si arriva cioè al consiglio che Paolo dà nella lettera agli Efesini (capitolo VI): “Attingete la forza nel Signore, nel vigore della sua potenza “.
Finché non si impara a poggiare sulla forza di Dio non si fa molto cammino nella vita cristiana.

Fratello, per concludere, le presentiamo la domanda più banale. Dopo tanti anni che lei prega e che insegna ai giovani a pregare, ci dica, come concepisce la preghiera, qual è, secondo lei, la sua essenzialità?
Credo di aver capito questo: la vetta della preghiera è l'ascolto, più c’è ascolto più c’è preghiera.
Chi è costante nell’ascolto di Dio, poi riceve la forza per partire, perché, alla fine di tutto, bisogna ammettere che la preghiera vera comincia sempre dopo la preghiera. Comincia dalla vita. Comincia dall’istante in cui ci decidiamo a rispondere con fedeltà alla volontà di Dio. La preghiera così diventa amore.

Tutti gli articoli sulla preghiera sono tratti dal libro 'Il cammino della preghiera' del centro missionario P. de Foucauld.
Fonte: http://medjugorjetuttiigiorni.blogspot.it/2014/02/il-fratello-di-vicka-trova-2-corone.html

venerdì 16 gennaio 2015

IL DEMONIO E LE SUE TRAPPOLE



Don Gabriele Amorth
Satana "copre con i regali" i suoi servi
Satana regala doni provocanti e velenosi a quelli che lo seguono. Capita che ad alcuni dà l'abilità di prevedere il futuro o di indovinare nei minimi dettagli il passato, ad altri invece di ricevere messaggi e di scrivere intere pagine di testo. Certi diventano veggenti, leggono pensieri, cuori e vite di persone vive o morte. In questo modo il Demonio butta fango sui profeti di Cristo, sui veri rivelatori ed altri che ricevono i messaggi di Gesù, di Maria e dei santi poiché, imitando le opere divine, le opere dello Spirito Santo, il Maligno cerca di confondere le persone per non far capire chi è il vero e chi il falso profeta.
Tramite i suoi servi mentitori, delle volte inneggia a quelli veri, provocando su di loro il disprezzo del popolo che li rifiuta come "riconosciuti". da quelli falsi. Abbiamo il famoso avvenimento riportato negli Atti degli Apostoli durante il soggiorno di Paolo nella città di Tiatira. Una giovane schiava lo seguiva costantemente. Aveva poteri spiritici e procurava molto guadagno ai padroni come indovina. Andandogli appresso, la posseduta urlava: "Questi uomini sono servi del Dio Altissimo e vi annunziano la via della salvezza!" Decisamente, lei (spirito maligno) non lo faceva per incitare le anime a convertirsi, ma per indurre la gente a rifiutare Paolo e con lui l'insegnamento di Cristo, sapendo che essa stessa posseduta dal Diavolo, "affermava" il mandato dell'Apostolo. Amareggiato, Paolo pregò liberandola così dallo spirito immondo (cfr. At 16, 16-18).
Ricordiamo gli esempi presenti nella Scrittura che disegnano prima l'azione miracolosa di Dio e poi quella diabolica. Conosciamo le azioni di Mosè davanti al faraone. Si tratta delle famose piaghe d'Egitto. Sappiamo anche che i maghi egiziani compivano opere prodigiose. Perciò in sé l'atto del miracolo non basta per comprenderne la causa. Lo spirito maligno è abilissimo nel travestirsi per non essere scoperto: "... satana si maschera da angelo di luce" (2 Cor 11, 14). Ha il potere di suscitare tutti i sensi umani esterni come la vista, il tatto, l'udito, e quelli interni: memoria, fantasia, immaginazione. Nessuna parete, nessuna porta blindata e nessun custode riescono ad ostacolare l'influenza di Satana sulla memoria o sulla fantasia di qualcuno. Né il più ferreo recinto del severo Carmelo non è in grado di impedirgli di saltare i muri, e, attraverso certe immagini, di gettare il dubbio nell'anima di una monaca, spronandola ad abbandonare i propri voti e la comunità. Per questo si dice che "il pio demonio" è il più pericoloso. Non esistono posti per quanto sacri, dove egli non entri. È specialmente esperto nel farsi trovare nei luoghi sacri dentro a vesti religiose dove si radunano moltissimi credenti. Queste seduzioni sono molto allarmanti. È necessario valutare bene il Diavolo Incontriamo le pratiche di magia nella storia umana di tutti i popoli. Oggi sono diffuse grazie ai massmedia che le reclamizzano. Numerose persone cadono nelle trappole del Demonio. Altrettanto molti fedeli agiteranno la mano sottovalutando qualsiasi tipo di discorso sul satanismo.
Aprendo la Bibbia troveremo che si parla tanto contro la magia e gli stregoni, sia nell'Antico sia nel Nuovo Testamento. Citiamo alcune frasi: "... non imparerai a commettere gli abomini delle nazioni che vi abitano. Non si trovi in mezzo a te chi immola, facendoli passare per il fuoco, il suo figlio o la sua figlia, né chi esercita la divinazione o il sortilegio o l'augurio o la magia; né chi faccia incantesimi, né chi consulti gli spiriti o gli indovini, né chi interroghi i morti (spiritismo), perché chiunque fa queste cose è in abominio al Signore" (Dt 18, 9-12); "Non vi rivolgete ai negromanti né agli indovini... per non contaminarvi per mezzo loro. Io sono il Signore, vostro Dio" (Lv 19, 31); "Se uomo o donna, in mezzo a voi, eserciteranno la negromanzia o la divinazione, dovranno essere messi a morte; saranno lapidati e il loro sangue ricadrà su di essi" (Lv 20, 27); "Non lascerai vivere colei che pratica la magia" (Es 22, 17). Nel Nuovo Testamento il nostro Signore Gesù Cristo ci ha avvertiti di essere coscienti dell'enorme dominio diabolico, di non provocarlo ma di combatterlo. Ed in più, ci ha dato il potere di scacciarlo, insegnandoci come lottare contro le sue permanenti insidie. Lui stesso ha voluto essere tentato dal Diavolo per farci capire la sua malignità, insolenza e perseveranza. Richiamando la nostra attenzione ci ha fatto intendere che non possiamo servire due padroni: "Il vostro nemico, il diavolo, come leone ruggente va in giro, cercando chi divorare. Resistetegli saldi nella fede" (1 Pt 5, 8-9).
Abitualmente il Demonio usa alcune persone legandole strettamente a sé. In seguito esse lo glorificano. Dà loro l'autorità di gestire forze altere sempre distruttive, facendole diventare schiave al suo servizio. Questi individui, per mezzo degli spiriti maligni, possono influenzare negativamente e distruttivamente coloro che vivono lontani da Dio. Sono le anime povere, infelici che non conoscono il senso della vita, il significato della sofferenza, della fatica, del dolore e della morte. Desiderano la felicità che offre il mondo: benessere, ricchezza, potere, popolarità, piaceri... E Satana assale: "Ti darò tutta questa potenza e la gloria di questi regni, perché è stata messa nelle mie mani e io la dò a chi voglio. Se ti prostri dinanzi a me, tutto sarà tuo" ( Lc 4, 6-7).
E cosa succede? Gente d'ogni categoria, giovani ed anziani, operai ed intellettuali, uomini e donne, politici, attori, sportivi, diversi indagatori spronati dalla curiosità e tutti quelli oppressi dai loro problemi personali, familiari, psichici o fisici, spesso cadono nelle trappole presentate dalle pratiche di magia e dell'occultismo. E qui li aspettano a braccia aperte, abili e pronti maghi, astrologi, indovini, veggenti, guaritori, pranoterapeuti, sensitivi, radioestesisti, quelli che praticano l'ipnosi e altri sensitivi - la legione dei tipi "speciali". Ci sono diversi motivi che ci portano da loro: casualmente ci si trova in mezzo agli altri che lo fanno, curiosando per sapere cosa succede o per disperazione nella speranza di trovare l'uscita da una situazione angosciante.
Tanti qui sfruttano le invenzioni, la superstizione, la curiosità e l'inganno che portano un enorme guadagno.
Non si tratta di un argomento ingenuo e benigno. La magia non è solamente un affare fuori dalla realtà. Anzi, è un ambito pericolosissimo dove maghi di tutti tipi ricorrono alle forze diaboliche per influenzare il corso degli eventi, le altre persone e le loro vite, e per avere per sé qualche vantaggio permanente. Il risultato di tali pratiche è sempre lo stesso: allontanare l'anima da Dio, indurla nel peccato e finalmente, prepararle la morte interna.
Il Demonio non si dovrebbe sottovalutare. Egli è l'astuto ingannatore che tende a portarci nell'errore e nell'estremità. Se non riesce a convincerci che non esiste o a trascinarci in una delle sue trappole, cerca di persuaderci che si trova ovunque e che tutto gli appartiene. Usa la fede debole dell'uomo e le sue fragilità e gli procura paure. Mira a spezzare la sua fiducia nell'onnipotenza, nell'amore e nella misericordia del Signore. Certi arrivano a parlare del male continuamente vedendolo dappertutto. Anche quello è una trappola del Maligno poiché uno sguardo di Dio è più forte di ogni male e una goccia del suo Sangue è sufficiente per salvare il mondo.

sabato 10 gennaio 2015

La Madonna venendo vuole dirci che è possibile trovare di nuovo una via per la pace.

P. Slavko Barbaric - 30 dicembre 1985) « Abbandonate i vostri cuori a me »
Voglio dire solo una breve cosa sui veggenti.
Sono ancora quattro che hanno le apparizioni quotidiane: sono Vicka, Marija, Jakov e Ivan.
Ivanka non ha più le apparizioni dal 7 maggio, la prossima dovrebbe essere all'anniversario delle apparizioni, cioè il 25 giugno '86. Mirjana non ha più le apparizioni quotidiane dal Natale '82, ma le ha per il suo compleanno il 18 marzo e adesso negli ultimi mesi ha le locuzioni interiori, sente la stessa voce che sentiva durante le apparizioni, dice che la Madonna le parla soprattutto sui segreti, dà nuovi dettagli.

In due locuzioni del 25 ottobre e del 30 novembre, la Madonna le ha mostrato - dice - la prima ammonizione, il primo segreto come in un film.
Queste ammonizioni, tutto quello che racconta Mirjana si deve capire nel contesto delle apparizioni, cioè questi messaggi un po' apocalittici che parlano delle catastrofi sono possibili, una guerra nucleare è possibile. Ma noi sappiamo questo anche senza le apparizioni: la Madonna venendo vuole dirci che è possibile trovare di nuovo una via per la pace. Per questo le apparizioni sono sempre un fatto che dà nuova speranza, mai vogliono darci angoscia e paura, ma sempre speranza.

Così si devono capire anche questi ammonimenti; non vengono perché la Madonna appare, ma la Madonna appare perché siano evitate le cose brutte che noi abbiamo preparato gli uni per gli altri. Mirjana ha detto che darà ad un sacerdote confidente i segreti dieci giorni prima della loro realizzazione e tre giorni prima lui potrà dirli nella Parrocchia e anche a tutti gli altri che vogliono sentire o sono collegati con Medjugorje. Voi sapete che la preghiera e il digiuno sono due cose molto importanti per queste apparizioni. La Madonna ha detto: « Sono la Regina della Pace, voglio darvi la pace. Riconciliatevi, fate pace ». Ma tutto questo può venire se noi facciamo la nostra opera e la nostra opera è pregare e digiunare, perché nella preghiera e nel digiuno può crescere anche la nostra pace. Il Signore vuole darci la pace se preghiamo, se digiuniamo. Anche la conversione è un'altra parola di queste apparizioni, ma anche la conversione ci viene data se preghiamo, se digiuniamo. Nell'ultimo messaggio di giovedì dopo la festa del Natale, la Madonna ha ringraziato tutti quelli che hanno vissuto i messaggi nel giorno di Natale. Nei due o tre messaggi prima del Natale voleva anche prepararci. In un messaggio ha detto: « Preparatevi per il Natale nella preghiera, nella penitenza e nelle opere di amore ». Questa è una conseguenza della nostra conversione, perché la conversione deve sempre essere guardata o anche misurata ai comandamenti dell'amore verso Dio e verso il prossimo.
In un altro messaggio, prima del Natale, ha detto: « Amate il vostro prossimo », come condizione per poter sentire Gesù e « Se vi abbandonate al Signore, il Padre vi darà molte grazie ». Ha promesso alle mamme la sua benedizione materna.
Allora che cosa domandava la Madonna prima del Natale per poter glorificare e lodare Gesù e la sua nascita nel giorno di Natale? Di nuovo domandava la preghiera, il digiuno e le opere di carità. Noi non sappiamo molto sulla vita della Madonna, ma è sicuro che la Madonna si preparava per la sua missione anche così, nella preghiera, nella penitenza, nelle opere di carità.
Prima di Natale ha detto: « Se vi abbandonate al Signore, Lui vi darà molte grazie » e il giovedì dopo Natale ha ringraziato tutti quelli che hanno vissuto i messaggi e ha domandato di nuovo « Abbandonate i vostri cuori a me ». Prima di incominciare questa spiegazione qualcuno mi ha domandato: « Cosa significa abbandonarsi? ». Io direi che abbandonarsi significa credere. Voi sapete che « credere » viene da due parole « cuor dare ».
Cuor dare a qualcuno significa avere fiducia in qualcuno. Voi sapete che la preghiera e il digiuno sono due cose molto importanti per queste apparizioni.
La Madonna ha detto: « Sono la Regina della Pace, voglio darvi la pace. Riconciliatevi, fate pace ». Ma tutto questo può venire se noi facciamo la nostra opera e la nostra opera è pregare e digiunare, perché nella preghiera e nel digiuno può crescere anche la nostra pace. Il Signore vuole darci la pace se preghiamo, se digiuniamo. Anche la conversione è un'altra parola di queste apparizioni, ma anche la conversione ci viene data se preghiamo, se digiuniamo. Nell'ultimo messaggio di giovedì dopo la festa del Natale, la Madonna ha ringraziato tutti quelli che hanno vissuto i messaggi nel giorno di Natale. Nei due o tre messaggi prima del Natale voleva anche prepararci. In un messaggio ha detto: « Preparatevi per il Natale nella preghiera, nella penitenza e nelle opere di amore ». Questa è una conseguenza della nostra conversione, perché la conversione deve sempre essere guardata o anche misurata ai comandamenti dell'amore verso Dio e verso il prossimo.

In un altro messaggio, prima del Natale, ha detto: « Amate il vostro prossimo », come condizione per poter sentire Gesù e « Se vi abbandonate al Signore, il Padre vi darà molte grazie ». Ha promesso alle mamme la sua benedizione materna.
Allora che cosa domandava la Madonna prima del Natale per poter glorificare e lodare Gesù e la sua nascita nel giorno di Natale? Di nuovo domandava la preghiera, il digiuno e le opere di carità. Noi non sappiamo molto sulla vita della Madonna, ma è sicuro che la Madonna si preparava per la sua missione anche così, nella preghiera, nella penitenza, nelle opere di carità.

Prima di Natale ha detto: «Se vi abbandonate al Signore, Lui vi darà molte grazie » e il giovedì dopo Natale ha ringraziato tutti quelli che hanno vissuto i messaggi e ha domandato di nuovo « Abbandonate i vostri cuori a me ». Prima di incominciare questa spiegazione qualcuno mi ha domandato: « Cosa significa abbandonarsi? ». Io direi che abbandonarsi significa credere. Voi sapete che « credere » viene da due parole « cuor dare ».
Cuor dare a qualcuno significa avere fiducia in qualcuno, aver fiducia in questo senso: affidare a lui la vita passata, la vita presente, adesso, il momento presente e anche la vita futura, con tutte le cose buone e con tutte le cose brutte, con tutti i peccati, con tutti i conflitti, dare tutto al Signore. Se facciamo così possiamo essere guariti dai nostri peccati, dalle ferite che portiamo in noi, nei nostri cuori. Abbandonarsi significa una vita con il Signore che amiamo e l'amore è la condizione per poterci abbandonare.
Guardate, anche nelle nostre relazioni umane, se non amiamo qualcuno, non possiamo affidarci, non possiamo aprire il nostro cuore, ci teniamo un po' lontani da lui, a distanza.

Quando si dà il cuore significa: tutto quello che ho, tutto quello che so, tutto quello che sono, te lo do e tu puoi disporre di tutto questo.
È la stessa cosa quando i fidanzati vengono nella chiesa e si sposano; dandosi la mano dicono: guarda, io voglio essere con te sempre anche nei giorni difficili, nella malattia, sempre con te per tutta la mia vita. E anche l'altro dice: io ti prendo per mia moglie, per mio marito e sono per te. E se questa è proprio l'espressione vera dell'amore, la vita diventa bella, diventa piena di gioia e anche quando vengono le difficoltà si portano più facilmente.

Se la Madonna dice: « Abbandonate i vostri cuori a me » significa: date tutto a me, tutte le vostre sofferenze, tutte le vostre debolezze. Non tenere niente per sé, non chiudersi nelle proprie angosce, nelle proprie paure, ma uscire e affidarsi al Signore. Questo abbandono può crescere se preghiamo, se digiuniamo, perché pregando e digiunando ci saranno date le esperienze che ci aiutano a fare nuovi passi verso il Signore. Così dico di nuovo cresce l'abbandono, cresce questo « cuor dare », ma senza la preghiera non si può fare esperienza dell'abbandono. Io ho detto già alcune volte: digiuno, digiuno.
Sapete che la Madonna domanda due volte alla settimana il digiuno: vivere con pane e acqua. Se qualcuno non può, può aiutarsi con un po' di caffè e thè, in ogni modo si deve ridurre il nutrimento materiale al minimo. Si può mangiare pane quanto ne volete, non c'è una misura, ma solo pane.
Questo digiuno è molto importante. Se leggete tutti i messaggi vedete quante volte la Madonna ha domandato di non dimenticare il digiuno.

Il digiuno come la preghiera è domandato a noi nella Bibbia. Il digiuno con la preghiera serve alla fede, all'amore. Come? Digiunando passo per passo ci distacchiamo un po' dal mondo materiale e se ci distacchiamo ci viene data una grazia interiore, una libertà interiore. Vivendo in questo modo non siamo più attaccati a nessuna cosa di questo mondo e se non siamo attaccati possiamo sentire più facilmente cosa dice il Signore, cosa vuole da noi.
E anche nell'amore, se si è più aperti al Signore, il Signore ci guiderà subito agli altri, a quelli che noi possiamo aiutare.
Per questa ragione la Madonna domanda anche l'amore per il prossimo, ma non dice le cose concrete, perché ognuno di noi se vuole vivere l'amore per il prossimo troverà le opere della carità secondo le sue possibilità, secondo la sua situazione.

Io dico che un ricco deve digiunare, ma anche un povero deve digiunare. Forse il primo passo che dovrà fare un ricco è quello di dare di più agli altri. Da un povero non si aspetta che dia l'elemosina agli altri, ma si aspetta che accetti la sua povertà e che dalla sua povertà, nella sua povertà, faccia il bene quanto può.
Questo digiuno è anche molto importante per l'Eucaristia, per la Messa. Noi abbiamo dimenticato cosa significa avere il pane quotidiano, perché abbiamo troppe cose e avendo sempre di più diventiamo ancora più scontenti, ma se viviamo due giorni con il pane possiamo vedere che abbiamo già molte cose.

Ho avuto alcune esperienze negli ultimi giorni, una ragazza mi ha raccontato: « Io ho avuto molti vestiti e avevo bisogno di molti vestiti. Una volta non so come, dopo aver cominciato a digiunare, ho aperto il mio armadio e ho visto, ma col mio cuore, che ho troppe cose: tanti vestiti stanno tutto l'anno nell'armadio, forse li prendo una volta. In quel momento ho capito che dovevo darli agli altri e ho trovato anche la possibilità. Dopo aver visto che avevo troppe cose - prima pensavo di averne bisogno, che dovevo averle - ha capito un'altra cosa: che non avevo bisogno di tutte quelle cose che mettevo sulla mia faccia. Il Signore mi ha dato una bella faccia perché allora perdere tanti soldi e tanto tempo? E da quel momento non ho più preso niente ».
E la terza esperienza: « Dopo aver rinunciato a queste cose esteriori, andare a Messa per me diventa una cosa meravigliosa, io sento qualche volta che Gesù non è una piccola Ostia, ma Gesù entra nel mio cuore, mi sento tante volte tanto piccola e mi domando come Dio immenso può entrare nel mio cuore ». E vive, io credo, proprio la fede e dice: « Adesso sento, adesso vedo, adesso capisco cosa significa avere abbastanza, cosa significa avere il superfluo esosa significa essere cieco delle cose che abbiamo ». Guardate, questa ragazza io la conosco bene, ha cominciato radicalmente a pregare, radicalmente a digiunare; conosce le sue difficoltà e le sue crisi, ma conosce anche un proprio cammino meraviglioso in avanti.
Questo è quello che vuole il Signore da noi: non che noi restiamo senza pane, senza vestiti, non che noi non dobbiamo più lavorare, ma vuole aiutarci a vedere che abbiamo abbastanza.
Così, dico di nuovo, si impara l'abbandono, perché un segno che non siamo abbandonati al Signore è che abbiamo bisogno sempre di assicurarci questa vita, avere di più.
Forse qualcuno di voi ha sentito di un libro che è uscito in Germania: « Avere o essere. Questa è l'alternativa ». Molta gente vuole solo avere, senza voler essere, nel senso di diventare uomo, diventare cristiano. Qui tramite il digiuno, tramite la preghiera, il Signore ci dà una vista giusta sulla nostra vita, su questo mondo materiale, sugli altri. Questa è anche la via per la pace: se noi diventiamo più giusti, se viviamo di più la verità, se viviamo di più l'amore per il prossimo, la pace verrà.

La pace non significa solo l'assenza della guerra, ma la pienezza dei beni fisici, psichici e spirituali. Ma questa è tutta teoria se io parlo così. Questo è un cammino che la Madonna ci ha proposto per avere la pace: si deve vivere, si deve cominciare a vivere, passo per passo. Il Signore e la Madonna sono cauti con noi, ci lasciano tempo, ci lasciano nel nostro ritmo, ma vogliono guidarci.
La Madonna anche nell'ultimo messaggio di quest'anno dice « Abbandonate i vostri cuori a me ». Come tenore di questo abbandono la Madonna ha detto di meditare ogni giovedì il brano del Vangelo di Matteo 6,24-34 dove il Signore dice: «Decidetevi, non si può servire a due padroni, si amerà l'uno o si odierà l'altro ». E dopo dice: « Guardate gli uccelli, perché le preoccupazioni angosciose? Cercate prima il Regno dei Cieli, tutto il resto vi sarà dato ».
Se noi capiamo questa promessa del Signore, molte angosce, molte paure, molte aggressioni andranno via e potremo vivere proprio in pace con noi stessi, con Dio e anche con gli altri.
Quando si fa questa via con la Madonna, si impara anche a ringraziare. In un messaggio ha detto che dobbiamo ringraziare cominciando dalle piccole cose per poter ringraziare anche per le grandi.

Ringraziare è un'altra parola per la pace. Pensate come è nelle famiglie se il marito non dice mai grazie a sua moglie anche per le più piccole cose. Come si sentirà la moglie? Male. Non avrà mai la gioia di fare le cose per la famiglia, ma se gli altri vedono che cosa fa, proprio soprattutto queste piccole cose, avrà sempre di più la forza, la gioia di continuare.
Se i bambini non vedono mai che cosa fanno già i loro genitori per loro, domanderanno di più e se domanderanno di più verranno i conflitti. Ma per poter ringraziare si devono imparare molte altre cose che si imparano nella preghiera e nel digiuno.
Una di queste cose è l'umiltà. L'umiltà significa lasciare vivere l'altro, vedere l'altro, conoscerlo e non usarlo come un mezzo, ma prenderlo come una persona. Io dico di nuovo che tutte queste cose si imparano andando passo per passo.
Voi sapete anche che la Madonna ha domandato la confessione. Qualcuno mi ha detto di dire qualche cosa su come dobbiamo confessarci. Molta gente quando si confessa dice: « Non ho rubato, non ho fatto del male agli altri, ho pregato un po', ho frequentato la Messa, sono un cristiano ». Tutto a posto.
Non è bene rubare, non è bene fare del male agli altri, questo è vero e se l'abbiamo fatto dobbiamo confessarlo. Ma questo è un punto zero della vita cristiana; noi non siamo cristiani per non rubare, per non fare del male. Noi siamo cristiani per fare il positivo, per amare, per portare la pace. Vi dico un esempio: noi non abbiamo le gambe per non cadere, noi abbiamo le gambe per poter andare. Naturalmente può succedere che cadiamo, ma abbiamo le gambe per andare avanti. Così noi siamo cristiani non per non fare del male agli altri, ma per fare positivamente, per amare, per portare la pace. E allora non basta dire che non ho rubato, non ho bestemmiato; positivamente dobbiamo domandarci e riconoscere se abbiamo fatto quello che dovevamo fare, se abbiamo amato gli altri, se abbiamo portato la pace, la consolazione, se abbiamo condiviso.

Io vi dico che se cominciate una vita spirituale più profonda, sentirete sempre di più anche le piccole cose che si devono confessare. Non dico che dovete diventare scrupolosi, pieni di scrupoli, no, ma quando si vive una vita più profonda si sentono meglio le cose, si sentono meglio le ingiustizie, si sentono meglio anche le possibilità dove potevamo fare il bene. Così confessatevi sempre su tutto quello che sentite che non era giusto, guardate anche positivamente che cosa qualcuno aspettava da voi.
Se si va avanti si vedono nuove cose. Io ho avuto proprio oggi un caso molto interessante, una ragazza che era qui da quasi tre mesi, viveva una vita proprio intensa di preghiera, ma si sentiva bloccata e ha detto: «Io ho pregato Gesù: dimmi che cosa mi impedisce ancora di essere totalmente aperta? ». La risposta era « La tua relazione con tua madre ». Non capiva. Ha detto: « Come mai? Io ho perdonato a mia madre ». Ma quando ha cominciato a domandarsi di nuovo ha scoperto un blocco in sé, proprio un blocco e io sono sicuro, perché la conosco bene, che questa è l'ultima cosa che deve uscire dal suo cuore per potersi abbandonare totalmente.
Ma guardate, quando si va avanti, si scoprono le cose e, vi ho già detto, il Signore è cauto con noi. Io so che se questa ragazza avesse sentito questa cosa forse tre mesi fa, non avrebbe capito tutto, ma nel momento giusto scopre e può andare avanti.

Molti che hanno cominciato a vivere una vita più profonda, sentono spesso queste cose. Un ragazzo che si è convertito qui mi ha detto: « Adesso la mia vita è un po' più difficile di prima. Io prima ero contento di me stesso, adesso non sono contento, adesso vedo le mie possibilità, anche i miei doveri: non mi fanno paura, ma vedo che devo fare di più ».
Io ho detto: « Guarda, quando si dà al Signore la mano, il Signore guida avanti ». Noi siamo tante volte inerti e ci accontentiamo se diciamo: « Non ho fatto del male ». Questo è un punto zero, lo ripeto. Pensate a S. Francesco, l'ultimo giorno prima di morire ha detto: « Fratelli miei cominciamo di nuovo, non abbiamo fatto ancora niente ». Non era vero che non aveva fatto niente, aveva fatto molto e la Chiesa e tutto il mondo lo riconosce come un grande santo, ma lui diceva: « Non abbiamo fatto niente » : questo è il sentimento di un santo.
Io dico ai nostri sacerdoti che quando confessano qui dovrebbero confessare e vedere altre cose. Per esempio, non basta dire: « Io vado alla Messa la domenica ». Qui non basta: se la Madonna domanda la preparazione alla Messa, ogni sacerdote dovrebbe anche un po' parlare con questi che si confessano e chiedere se si preparano alla Messa. Se la Madonna domanda anche di ringraziare, si dovrebbe domandare anche: « Hai ringraziato dopo la Messa? ». Solo un esempio, guardate da molte parti, forse da per tutto, che cosa succede? Si viene alla Chiesa quando cominciano a suonare le campane e subito dopo aver ricevuto la benedizione si esce. Se siete arrivati in chiesa un po' stanchi o nervosi perché avete cercato un posto per la macchina, in una Messa di quaranta, quarantacinque minuti che cosa potete ricevere? In una cucina dove si fanno i più bei pranzi per mangiare, se non si mangia si muore di fame. Così perché molti non vanno più alla Messa? Perché non si preparavano per la Messa, non ricevevano niente, dopo si domandavano: « Perché andare? Perché andare se non ricevo niente? ». Allora prepararsi e ringraziare. Cosa significa prepararsi? Per esempio, venire una ventina di minuti prima e pregare un po', un Rosario per esempio, qualche cosa e riposare vicino al Signore. Ringraziare: per esempio noi diciamo la preghiera per i. malati, ma questa preghiera è sempre per tutti noi e nell'introduzione ripetiamo a Gesù vivente che abbiamo ricevuto nell'Ostia: «Tu Signore hai la parola per me, Tu puoi guarirmi ». Ma come può guarirci se non lasciamo che Gesù ci guarisca, se usciamo subito, se corriamo via subito? Così allora prendere un po' più di tempo prima e dopo la Messa e così si può andare avanti.
Fonte: http://medjugorje.altervista.org/doc/pslavko/29-abbandonate.php
(P. Slavko Barbaric - 30 dicembre 1985)